Sono sveglio adesso,
è tutto buio intorno,
provo a muovermi,
sembra tutto a posto con il mio corpo,
è un buio assoluto, nessun punto di riferimento.
Mi sollevo ma una volta in ginocchio batto la testa, è un rumore ovattato, metallico,
sfioro qualcosa con le dita, sembra una lamiera sottile tutto intorno a me.
“Dove diavolo sono?”
provo a voce alta, il suono si disperde di fronte a me.
“C’è qualcuno?”
Chiamo, cercando di non abbandonarmi al panico.
Faccio un check mentale della situazione
Sono in ginocchio, nel buio assoluto, all’interno di un condotto di metallo
Magari è solo un incubo…
Comincio ad avanzare strisciando…
L’ultima cosa che ricordo è:
indossavo il mio completo blu mezzanotte con la cravatta che mi ha regalato Jenka per il mio cinquantesimo compleanno, andavo a lavoro poi le macchine si sono fermate… Tutte… All’unisono.
continuo ad andare carponi, con le ginocchia che scivolano leggere, le mani che si alternano sul freddo metallo e
gli occhi si cominciano lentamente ad abituare all’oscurità…
Ricordo i lampi di luce azzurra tutti intorno e ricordo di quando abbiamo cominciato a fuggire correndo a perdifiato.
In molti cadevano a terra morti intorno a me…
Ma uccisi da cosa?
Un bivio, nel condotto metallico,
qui c’è un bivio,
vado a destra o sinistra?
Ricordo… Ma certo ricordo dell’invasione…
prima erano arrivati quella specie di droni volanti che sparavano quei raggi azzurri che disintegravano ogni cosa toccassero e poi…
Poi erano arrivati loro…
Vado di qua, seguo la parete metallica alla mia destra… E’ una cosa che faccio quasi involontariamente da quando sono bambino, da quando il custode del Luna park era venuto a recuperarmi nella casa del labirinto di specchi…
Lui mi aveva spiegato il segreto…
<< Una volta entrato se vorrai essere sicuro di trovare l’uscita segui sempre la parete alla tua destra non staccare mai la mano, non sarà la via più breve, ma vedrai che così non ti perderai mai…>>
Così lascio scivolare la mano destra lungo la parete metallica e continuo a procedere,
in fondo a circa 50 metri intravedo un chiarore provenire da un’apertura sul fondo, è una griglia d’areazione mi fermo a guardarci attraverso in silenzio.
Ricordo gli invasori, esseri alti scuri, dalle fattezze vagamente umanoidi con armi terribili, che scioglievano, disintegravano o ti entravano dentro.
Ricordo i primi giorni passati a nascondersi, ognuno di noi perso, strappato alla quotidianità e braccato come una preda.
Diventati nemici di qualcuno o qualcosa che non avevamo mai visto….
Dalla griglia posso vedere in basso due persone parlare appena sotto di me, sono armate con fucili M4A1 un’arma in dotazione alle forze speciali statunitensi…
Ricordo che dopo le prime severe sconfitte noi pochi sopravvissuti ci siamo uniti in sacche di resistenza, nascosti per lo più sotto terra:
metropolitane, rifugi antiaerei o antiatomici, grotte…
Non era stato semplice…
Ma ci siamo riorganizzati e abbiamo avuto anche noi le prime vittorie culminate con l’esplosione dell’astronave aliena sopra Kiev.
“Soldato!!!”
“Chi è?”
“Sono qui sopra nel condotto di areazione… Forza mi serve una mano per scendere”
“Capitano? ce l’ha fatta… La missione… Pensavamo fosse stato ucciso in azione”
“Le sembro morto soldato? “
“Nossignore”
E mentre mi aiuta a scendere da quel condotto penso che non ho memoria degli ultimi eventi, molto strano….
Mentre il soldato mi accompagna verso l’Ufficio Comando mi appaiono alcuni ricordi, il volto del Tenente Nerenko e quello di una donna dai capelli chiari, immagini così vivide da sembrare vere…
“Soldato?“
“Comandi Capitano“
“Contatti immediatamente il Tenente Nerenko gli dica che voglio subito una riunione d’emergenza, tutti i Comandanti e i Capi Sezione nella sala mensa tra mezz’ora, devo fare una comunicazione importante… Subito“
“Signorsì Signor Capitano“
Entro nell’ufficio, mi tolgo la giacca del completo civile e indosso quella della mimetica…
La donna dai capelli chiari, quella dei ricordi, spalanca la porta e mi si butta al collo…
“Amore sei vivo?” Mi dice e appoggia le sue labbra sulle mie…
La sposto con calma… Mentre le dico leggermente contrariato
“Me lo state chiedendo tutti, ma certo che sono vivo”
E lei visibilmente arrabbiata mi indica dicendomi…
“Capitano Primenko sono pur sempre sua moglie, sono quattro giorni che avevamo perso i contatti con lei e con la sua squadra, potrò essere preoccupata si o no!?!”
“Certo che si… Ora però lasciami fare il mio lavoro, devo fare delle comunicazioni importanti a tutta la base il prima possibile”
E poi ricordi, ancora….
Questa volta i ricordi della missione…
Dovevamo riuscire ad entrare nel velivolo nemico che avevamo chiamato Alfa Prime.
Stazionava sopra Kiev dal primo giorno dell’invasione e pensavamo fosse la base operativa degli umanoidi.
Con una squadra di specialisti, avevamo atteso che uno dei droni trasporto materiale, che facevano la spola tra la terra e l’astronave, rimanesse incustodito e ci eravamo diretti con quello a bordo dell’Alfa Prime.
Purtroppo era stato un massacro, ci avevano scoperto appena scesi e nonostante fossimo ben equipaggiati ed armati fino ai denti, nulla avevamo potuto contro la superiorità numerica dei nemici…
Il soldato aveva bussato alla porta.
“Avanti”
“Signore, sono tutti in sala mensa la stanno aspettando”
“Eccomi”
Entro nel corridoio che porta agli alloggi degli ufficiali e giro a sinistra lasciandomi la sala cinema sulla destra…
Eravamo morti tutti… Beh non proprio tutti, l’unico a rimanere in vita ero stato io…
Cioè il Capitano Primenko, comandante della base di Kiev…
Non proprio io… E l’astronave era stata fatta esplodere…
Sono qui nella sala mensa, camminando verso il piccolo palchetto improvvisato, incrocio molti che salutano Primenko, l’eroe, quello che ha distrutto L’Alfa Prime…
quello che ha distrutto un guscio vuoto penso, facendo un sorriso al Tenente Nerenko…
Inizio il mio discorso
“Signori… Lasciate che vi dica che questo è un grande giorno per tutti noi. Oggi verrà inferto un duro colpo a tutti coloro che non hanno ancora capito chi siamo…“
Uno sparuto gruppetto di sottufficiali ha accennato ad un applauso…
“Per favore… Signori“
Ho detto loro, alzando una mano
“Oggi finalmente una delle sacche di resistenza più fastidiose di questo pianeta verrà polverizzata…“
E dicendo questo ho premuto la mano sul dispositivo di innesco posizionato appena sotto il bicipite del braccio destro
di quello che una volta era stato Primenko, quello che adesso era il mio involucro.
“Signori, sono stato teletrasportato qui per terminare le vostre esistenze… Il dispositivo nucleare che è al mio interno esploderà tra 30 secondi cancellando Kiev e tutti voi… Grazie e arrivederci“