“Parlami di quelle storie”
“Quali storie?”
“Quelle belle che racconti tu”

Se te la scrivo ti da tanto fastidio?
Lo sai che faccio fatica a parlare di quello che ho dentro
lo sai che non ci sono grandi alternative alle discussioni sull’arte?
Lo sai che non desidero più neanche uscire?
Lo sai che ho fatto ammenda
lo sai che senza una vita da vivere poi alla fine si torna indietro
lo sai che io non ho mai sceso nessun gradino senza salirne almeno un po’
lo sai
e senza dire nulla lo sai

“… Allora parlami di niente”
“E come dovrei fare?”
“Fallo con la mente… Io ti ascolterò… Ascolterò mentre respiri, così capirò quanto è bello o brutto ciò che racconti”
“E quando finirò?”
“Non me lo dire… Lasciami pensare che duri per sempre…”

“Stai ascoltando?”
“Si”
“Allora da ora …”

Anni dopo ho scelto di andare via, non so perché, forse avevo raccontato tutto ciò che avevo da raccontare e nulla più mi teneva legato a quel filo mentale

Ricordo mentre mi chiami, ricordo come fosse oggi.
Ricordo le case sullo sfondo
ricordo i passi leggeri
ricordo quanto fossero pesanti
ricordo le mani in tasca
ricordo senza ricordi
ricordo senza sospiri
ricordo e basta

“E come dovrei fare?”
“Fallo con la mente”

In un sogno del cazzo,
ricorrente bastardo sogno del cazzo,
e cosa vuoi dirmi, cosa vuoi?.
Immagina di chiedermi cosa voglio io
in quel sogno del cazzo,
ricorrente e bastardo sogno del cazzo.
Cosa ci leggo?
Non lo so, non so cosa leggerci… Non lo so…

“Allora ti racconto una storia… “
“Va bene…”
“L’ultima però…”
“Perché?”
“Perché dopo ci dobbiamo svegliare…”