Le luci dei lampioni erano gialle gialle,
1… 2… 3… 4… 5… 6… 7….
Luci stradali
girate di falene
d’insetti volatori
di ombre tremule
e di nebbie
a volte avvolte.
Corro nella notte, col ronzio delle luci gialle,
la ringhiera in ferro arrugginito rotonda,
troppo grande per le mie mani, scivola via veloce,
vado, corro
la chiesa li in alto sulla sinistra
corro
arrivo fino alla curva
mi nascondo tra i cespugli
nel buio, tra grilli e silenzio
sento il cuore battere forte
e mi viene voglia di fare pipì
ma la trattengo, non posso farmi scoprire
Guardo tra i fili d’erba oltre il dosso
mi sa che sta arrivando
ho paura di tirare fuori la testa
ho paura che mi possa vedere
mi faccio ancora più piccolo
mi schiaccio nella maglietta per nascondermi dentro di me
e chiudo gli occhi pensando così di attivare la mia invisibilità
ma sento passi corti avvicinarsi
sempre più vicini
sempre più vicini
sto trattenendo il respiro
so che mi vedrà
lo sento
lo capisco
non è un buon nascondiglio
e d’improvviso scatto fuori urlando
con tutto il fiato che ho in gola
lui sorpreso, fa un salto di lato ed io scartando veloce a sinistra lo passo
di volata,
ma lui, dopo la sorpresa lo sento, è subito dietro me, corre forte,
i nostri passi sono colpi sull’asfalto,
schiocchi duri ritmati di chi corre senza tecnica senza fare caso a nulla
mettendo i piedi a terra di piatto e non tallone e poi punta…
Pam… Pam… Pam…
sento il fiato grosso, lui è appena dietro di me, forse ad un braccio di distanza
non posso certo girarmi…
Imbocchiamo la salitella sterrata che curva a destra io davanti lui dietro che mi insegue, lo so che con queste maledette scarpe devo stare attento
ci arriviamo tutti e due al massimo della velocità con i talloni che ci toccano il culo, devo rallentare un poco se non voglio scivolare sul brecciolino e lui probabilmente lo sa e pensa che quello è il momento buono per afferrarmi…
ma…
Patapam… Lui scivola e va giù con un tonfo sordo…
ed io arrivo in cima alla salita, poi con un saltello sul gradino d’ingresso batto forte la mano sul portoncino di legno e urlo….
“Tana per meeeeeeee”
Dalla salita con le mani graffiate dal brecciolino e leggermente sanguinanti, viene su Carlo:
“Ti avevo quasi preso…”
Dice togliendosi la polvere dai vestiti e poi aggiunge:
“Ora tocca a te cercare”