C’è una porta oltre la porta in quella vecchia casa appena fuori Magas…

…E’ una casa vecchia, costruita al limitare del bosco di Betulle,
talmente vecchia che la carta da parati si sta lentamente staccando dai muri,
fogli interi o strappi solitari, cadenti… Penzolanti…
Ad un primo sguardo non c’è nulla di strano,
è solo una vecchia casa disabitata da anni,
dorme appena al di la della staccionata…
Anche quella non è più come una volta,
alcune assi mancano…
Giacciono sdraiate nell’erba alta del giardino oramai incolto,
lasciato…
Devastato dalle erbacce…
Dentro, da qualche parte, ben nascosta,
una porta bianca…
Una porta oltre la porta…

Maxwell Tusker – Cit. dal libro “La porta oltre la porta”


Sono arrivato a Magas ieri…
Ho aspettato che venisse la notte…
Ed ora sono proprio qui, di fronte a quella casa…

E mentre scavalco la staccionata di legno fradicio… Mi torna alla memoria un’altra frase di Tusker:

Siamo noi stessi a chiamare ciò che arriva

Certo… Penso con un sorrisetto stupido stampato sulla faccia, e continuo ricordando anche…

Ci scriviamo il destino mentre lo viviamo

Leggo Tusker da quando ho ricordi, come se non avessi mai fatto altro in tutta la mia vita.
E’ tra le pagine dei suoi libri che ho trovato la mappa di questa zona con le indicazioni per trovare la casa…

Sono eccitato, il mio cuore è velocissimo e mi costringe a riprendere fiato,
credo fermamente, sia possibile trovare un passaggio che conduca al “Tutto” come ha scritto nel suo libro “La porta oltre la porta“…

E’ buio e anche se la casa è situata lontano dalla città, ho preferito venire fin qui di notte perché… Non voglio alimentare le chiacchiere dei cittadini… E’ un piccolo paese e uno “straniero” di passaggio attira fin troppe curiosità…

Cerca sempre di andare oltre il punto dove si posa il tuo sguardo…

Continuano a salirmi alla mente citazioni di Maxwell Tusker, alcune mi appaiono addirittura come fossero delle vere e proprie indicazioni luminose… Rido… Ho le visioni.

La porta d’ingresso è sbarrata, hanno inchiodato delle assi di legno apparentemente senza un metodo, come fosse un’ operazione fatta in fretta e furia… sono in tutto una decina e nessuna è fissata in maniera ordinata, alcuni chiodi sono entrati nel legno solo per metà, poi si sono piegati e sono comunque stati battuti fino a farli affogare nel legno… Formano strani ghirigori, mi ricordano lettere di un alfabeto sconosciuto…

Sono in piedi su questa piccola veranda cadente… Non vedo come potrei farmi largo attraverso queste assi solo con il cellulare e le chiavi della macchina… Penso dovrò cercare un altro punto d’ingresso…

Finalmente sul lato Ovest, quello che confina con la foresta, ho trovato due assi marce tra quelle posizionate a chiudere una finestra,
cosi ho fatto leva con un ramo secco di Betulla e sono riuscito ad aprirmi un varco abbastanza grande per poter entrare.
Il pavimento in legno risulta essere ricoperto di oggetti di uso quotidiano appartenuti, con tutta probabilità, ai precedenti inquilini…
Sembra, abbiano deciso di abbandonare rapidamente questo luogo…
Piatti con resti di cibo, posate, bottiglie, bicchieri, alcuni rotti, altri ancora con del liquido melmoso al loro interno, sono posati sopra ad un tavolo…
Aiutandomi con l’opzione “torcia” del cellulare guardo tutto intorno a me…
L’unico piano della casa è facile da descrivere, sono quattro mura a formare un solo ambiente nel quale si possono distinguere l’angolo cottura, una rete da letto singola senza materasso, il tavolo con tre sedie di cui una caduta a terra sul lato dello schienale e un quadro con una veduta che sembra essere quella di Magas in Estate… Il resto è tutto rimescolato sul pavimento e l’unica porta che vedo è quella sbarrata dell’ingresso… Probabilmente il bagno è all’esterno…

Nella mente mi appare un’altra frase, come un lampo di luce… Questa volta è una citazione dal libro “I precursori” sempre di Tusker:

L’altero non nota mai ciò che sta calpestando…

Immediatamente sposto la luce del cellulare verso il basso, mi illumino i piedi e mi rendo conto che il pavimento di legno, certo… Potrebbe nascondere delle assi finte, una botola… Qualcosa…
Cerco uno strumento adatto e li in un angolo ecco una vecchia scopa in saggina…
Comincio a battere sul pavimento con il manico della scopa, all’inizio casualmente, poi decido di farlo con metodo… Disegno con la mente una griglia immaginaria fatta di quadrati invisibili e comincio a battere quadrato per quadrato e… Finalmente, proprio qui, sotto di me, suona vuoto, guardo meglio… Trovo un piccolo anello come fosse intarsiato nel legno… Per fortuna ho il mio coltellino da Boy Scouts, lo infilo tra legno e metallo e sollevo l’anello…
Faccio un sospiro… Alzo quella che appare da subito come una botola… Facendo luce verso l’apertura, attraverso la nuvola di polvere smossa, noto una scala di legno che scende nel buio…

Il buio è quel velo che la natura usa per proteggere i suoi segreti migliori…

Questa volta la citazione che mi appare nella mente appartiene al libro meno conosciuto di Tusker Leonia e il colbacco”.

Scendo con attenzione, gradino dopo gradino, la scala scricchiola, vado giù piano, aspettandomi di trovare da un momento all’altro un appoggio marcio che, cedendo, mi faccia volare nel vuoto buio… Ma fortunatamente non succede…

Alla fine della scala… Eccola… una piccola stanzetta forse di tre metri per tre… Completamente vuota, se non fosse che al centro, proprio di fronte a me… C’è una porta… La porta del libro… La illumino con la luce del telefono…
Deve essere per forza quella descritta nel libro… E’ una porta costruita al centro della stanza, apparentemente non si apre su nulla, ci si può girare intorno, ha una maniglia da entrambi i lati, è una porta di legno bianco pulito, perfetta, talmente bella da stonare se messa a confronto con lo stato di abbandono nel quale versa tutto il piccolo edificio.

Vuoi vivere o aspettare di farlo?

Questa ricordo essere una frase dal libro di Maxwell Tusker “Grandi sistemi e profonda coscienza”

Non so cosa aspettarmi…
La apro, non senza avvertire un leggero brivido attraversarmi la schiena…
E’ buio all’interno,
faccio un passo oltre la soglia e immediatamente la porta si richiude dietro me…
Qui non otterrò chiarore neanche con la torcia del cellulare…
Penso, mentre ascolto il silenzio assoluto…

“Ciao”
Nel buio… Oltre il silenzio mi sembra di aver ascoltato distintamente una voce…
“Finalmente sei arrivato… Ti stavo aspettando”
Da qualche parte in questa oscurità, qualcuno mi sta parlando…
Mi giro spasmodicamente, ma nel buio la voce sembra giungere da ogni direzione…
“Chi sei?”
Chiedo, mentre mi accorgo del tremore diffuso che mi scuote…
“Pensi che saperlo, adesso, abbia una qualche importanza?”
“Non lo so”
Ricordo di aver risposto.

“Perché quel giorno hai scelto di andare via senza voltarti?”
“Di quale giorno parli?”
“Perché hai lasciato che tuo padre vendesse la casa di famiglia sulle rive del Volga?”
“Ma tu come lo sai?”
“Perché hai accettato quel lavoro che non ti piaceva e che ti procurava enorme tristezza?”
“Addetto alla macchina etichettatrice nella fabbrica di sottaceti è un lavoro dignitoso…”
“Perché la tua Olga, il tuo amore… Se n’è andata senza lasciare nessun biglietto?”
“Non lo so, me lo sono chiesto millemila volte… Però…”
“Perché hai buttato la tua vita vivendola in questo modo insignificante?”
“Non lo so, mi sembrava tutto così facile…”
“L’abitudine… Eeh si… L’abitudine di vivere…

L’abitudine di vivere è una malattia incurabile

“Questa la conosco… E’ una frase dal libro “L’eterno stolto” di Maxwell Tusker… Tu come la conosci?”

“Io sono Maxwell Tusker, io sono te… E a voler essere precisi, io sono la parte di te che odi più di ogni altra cosa…
Non hai pubblicato mai nessun libro perché avevi paura di farli leggere alle persone… Avevi paura del loro giudizio e mi hai ignorato preferendo essere un altro te più facile da vivere”
D’istinto, accompagnato da un orrore crescente, mi sono girato per trovare la maniglia della porta, ma nel buio assoluto non l’ho trovata… Non c’è o forse non c’è mai stata.
“Ora basta… Dimmi subito come faccio ad uscire da qui!!!”
“Non lo hai ancora capito? “
Disse la voce scoppiando in una risata nervosa…
“Questa è la tua mente, questa è la fine, da qui non c’è via d’uscita… Mi terrai compagnia… O per meglio dire…
Ci terrai compagnia…
E durante questo tempo che trascorrerai qui prima di morire, io ti ricorderò di tutte le occasioni perse, e di quanto è stata inutilmente lunga la tua vita…
Ripetendotelo millemila volte…
Ancora, ancora e ancora… “

Alcuni mesi dopo comparve un trafiletto nella cronaca del giornale locale…

Ieri in una casa disabitata alla periferia di Magas è stato trovato il corpo in avanzato stato di decomposizione di un uomo dall’apparente età di circa 50 anni, un ufficiale dello Specnaz intervenuto a supporto della polizia locale, ha documentato la presenza di graffi su tutto il corpo del malcapitato che, dai primi accertamenti, risulterebbero auto inflitti, per ora non si conoscono le cause della morte, anche se, secondo una prima analisi effettuata dal medico legale, sembrerebbe che l’uomo si sia graffiato a morte.
Il Capo investigatore Oleg Gelànimov, in un’intervista rilasciata al nostro giornale ha detto:
“… Poveretto ce n’è sarà voluto di tempo per ammazzarsi a quel modo…”
Non sono stati trovati documenti attestanti l’identità del deceduto e quindi preghiamo, chiunque fosse in possesso di notizie utili all’identificazione, di rivolgersi alle autorità locali oppure, ove lo riteneste più opportuno, di farle pervenire direttamente al nostro giornale, telefonando alla redazione o contattandoci al nostro indirizzo mail: Magas.Gazeta@Mail.ru“.

Dedicato a Maxwell Tusker:

Dalla disperazione cosa ti aspetti possa nascere?

Maxwell Tusker – Cit. dal libro “I precursori”

Nessuna preoccupazione, a volte sono solo le nuvole

Maxwell Tusker – Cit. dal libro “Leonia e il colbacco”

L’orizzonte non è mai troppo lontano dal resto del mondo

Maxwell Tusker – Cit. dal Libro “L’eterno stolto”