Ho messo lì un ciao
che lo sai,
non ci sono, vado e torno
bene o male che sai,
sono attento.

Giganti di pietra guardano oltre
fanno finta di essere.
La strada è nuova
mi piace quando è nuova.

Ho viaggiato,
guidando abbastanza,
quando da solo
la macchina diventa una compagna ronzante
e il vecchio diesel mi attraversa il cervello,
dopo tante ore,
quel rumore si trasforma in parole,
dei sussurri che mi sforzo di interpretare
qualcuno che sta conversando
forse le anime di viaggiatori come me
rimasti legati a questi posti
viaggiatori dal percorso interrotto.

Vado o torno?
Non so,
ma l’importante è il viaggio,
l’importante è la parte compresa tra il punto “A” e il punto “B”.
Vado a “B” o torno a “B”?
Quando ci si fa questa domanda allora si che si ha viaggiato tanto.

La parte di mondo che conosco meglio è quella vista dal posto di guida
so cosa vuole quella parte di mondo, so cosa vuole la mia macchina:

quando il sole brucia il volante e abbasso un poco il finestrino per prendere una manciata di vento,
i capelli vanno in giro come in una danza folle,
quando con la neve o la pioggia o il ghiaccio le ruote scivolano,
quando una curva troppo veloce diventa difficile,
quando un sorpasso troppo lungo diventa azzardo.

Dove sto andando proprio adesso?
Non lo so
la notte è profonda e sono nel mezzo del nulla
una statale dritta praticamente senza traffico
sono minuti che non incrocio nessuno
ci sono tre corsie una per andare una per tornare e quella al centro per sorpassare,
ho sonno, guido da ore.
La nebbia è talmente fitta che i fari illuminano questo muro bianco senza attraversarlo
ho intravisto un cartello, sono tra Tarbes e Pau,
guardo l’orologio luminoso nel cruscotto sono le 03:33
La nebbia non molla,
l’acceleratore è piantato sul tappetino… Comunque più di centoquaranta questa vecchia Opel non li fa,
sono a cavallo della tratteggiata tra la prima e la seconda corsia
e qualsiasi ostacolo dovessi trovare davanti a me non ci sarebbe il tempo di frenare,
ci polverizzeremmo entrambi.

Gli occhi stanchi,
mi accendo una Gitanes senza filtro, ho trovato solo queste in un distributore automatico nella stazione di servizio aperta 24 ore, sono fortissime e ogni volta che faccio un tiro un po’ più profondo, sento il fiato venir meno…
Comincio a guardare le righe tratteggiate che scompaiono sotto il muso della macchina e le conto, Una… Due… Tre…
Così… Distrattamente
… Quattro… Cinque… Sei…
Poi sollevo leggermente lo sguardo dal cofano e “Lui” è li.

Mi salta il cuore, e stringo più forte il volante per un istante
“Lui” è… Nella forma dei fari che guardano la nebbia…
E’ tutto ciò che illuminano davanti a me…
“Lui” è la nebbia, è gigantesco, occupa tutto il campo visivo a circa dieci metri dal mio paraurti anteriore e si muove… Indietreggiando di fronte alla mia auto, insieme alla mia auto,
retrocede alla mia stessa velocità.
E’ alto circa cinque metri e largo altrettanto.
Il suo grande corpo tondeggiante, fatto di nebbia, mi affascina e guardo, come ipnotizzato, le due lunghe braccia che si muovono di fronte a me, ondeggiando, prima la destra poi la sinistra…
Le sue enormi mani di nebbia sfiorano l’asfalto per togliere parte della riga bianca, proprio li, davanti al mio cofano…
Il mio cervello stanco lo sa, che questa è una striscia tratteggiata, ma accetta di buon grado l’ipotesi che sia una riga continua e che questo mostro enorme, fatto di nebbia, ne stia cancellando dei pezzi, alternando le sue grandi mani…
Destra… Sinistra… Destra… Sinistra…
Venticinque… Ventisei… Ventisette… Ventotto

Allora, penso…
Ma quindi è’ lui che, di notte, quando nessuno se ne accorge, costruisce righe tratteggiate, togliendo dei pezzi a quelle continue.
sorrido… Stupido di stanchezza.

Perso nella nebbia, tra una boccata e l’altra, soffio via il fumo della mia Gitanes,
sono seduto nella mia macchina tra Tarbes e Pau,
guido a centoquaranta chilometri orari e guardo il “Mostro della nebbia” rendere tratteggiata una riga continua…
Meglio non dirlo all’Ingegnere della motorizzazione quando dovrà valutare il rinnovo della mia patente…

I miei occhi stanno accompagnando i movimenti veloci delle sue braccia quando improvvisamente…
Scompare…
Non c’è più,
la nebbia si è diradata portando via il suo mostro… Il mio mostro…

A tratti riesco addirittura a scorgere pezzi di cielo trapuntati di stelle…

Spengo la sigaretta nel posacenere stracolmo e mando un ultimo pensiero al “Mostro della nebbia”
che ora starà costruendo altre righe tratteggiate, in qualche altro luogo…

Guardo il sedile vuoto di fianco al mio, tu non ci sei…
Mancano ancora undici anni, tanta strada da percorrere e altri “mostri” da vedere, prima del nostro incontro,
ma io questo ancora non lo posso sapere e continuo…
Continuo nella notte buia trapuntata di stelle, con l’acceleratore schiacciato sul tappetino…
Aspettando qualcosa…
Che non so se arriverà…
Sto correndo…
Correndo senza fretta…

E poi… Questa… Più di centoquaranta non li fa.


Dedicato a tutti i guidatori che,
durante il loro viaggio,
hanno visto il mostro di nebbia
costruire righe tratteggiate
danzando nella notte

E anche a quelli che lo devono ancora vedere