Nella vita penso ci siano molte persone con dei super poteri perché anche io ne ho posseduto uno,
non so se quello che sto per scrivere possa convincervi oppure no, ma se non crederete, spero almeno che un giorno possiate cambiare idea.

I grandi dolori della mia vita che probabilmente sono da nulla persi in un una gara con i dolori del mondo, mi hanno insegnato a riconoscere il mio super potere e usarlo.

E’ cominciato tutto così:

da piccolo, in una seconda elementare lontana nel tempo, il mio grande amore era una bambina dolcissima con i capelli lisci scuri,
le lasciai sul banco, mentre era fuori dalla classe, un mio disegno con due passerotti racchiusi in un cuore e una scritta “tu ed io” … Ma per pudore non lo firmai…
Lei lo portò alla maestra, la maestra chiese di chi fosse e io mi alzai dicendo…
“è mio” …
Tra le risate generali, quel disegno cominciò a girare tra i banchi e le risate aumentarono.
Un brusio montò lentamente fino a diventare un vocio diffuso:
“Lui la ama, lui la ama…”

Ecco servito Il mio piccolo “grande” primo dolore, che si insinuava dentro me nel profondo, lasciandomi sorpreso, senza capire come farlo smettere.
Quella notte mi addormentai a fatica con il suono delle risate dei miei compagni nella testa, e uno strano dolore alla bocca dello stomaco.

La mattina al risveglio, mi sentii più leggero, leggero d’anima, il dolore si era semplicemente dimezzato e fu la prima volta che mi resi conto che poteva succedere qualcosa durante il sonno.

Cominciò così,
io potevo dimenticare il dolore, lasciandolo alle ombre del sonno, perso:

come una magia, mi addormentavo e al risveglio il dolore non c’era più, dimenticato,
certo, ovviamente ricordavo le parti di ciò che era avvenuto, ma dimenticavo il dolore del cuore, quel dolore che mi faceva impazzire, quel dolore profondo che mi faceva tremare le ginocchia e che mi faceva piangere di silenzio sciolto,
come se il dolore, improvvisamente, fosse diventato il sonoro di un film muto degli anni Trenta.

Così fu facile cominciare ad usare questo “super potere” come fosse stato un regalo del destino o qualcosa di simile.

Gli anni si sa, passano in fretta,
qualche anno dopo, gli amici di quel tempo, una sera, vennero a prendermi a casa e mi portarono in un Pub di zona, dove ogni notte andavamo a spegnere il nostro futuro, quella sera, però, sarebbe stato differente,
mi tolsero le chiavi della macchina e mi dissero che, quella ragazza bionda, limpida con gli occhi azzurri, con la quale mi vedevo da più di un anno, si, proprio quella con la quale immaginavo un futuro…

“Senti… L’ho vista che si baciava con uno, quello lì con i capelli ricci, quel tipo con la macchina verde, lei lascia la macchina alla rotonda e poi vanno via insieme con la macchina di lui”

In fondo è solo un tradimento, uno dei tanti che ognuno di noi, o forse no, ha vissuto almeno una volta nella vita…

In quel momento capii che esistono vari livelli di dolore, e che per dimenticare quelli più grandi, usando il mio “super potere” poteva servire anche più di una sola notte di sonno.

Altri anni rotolarono via,
un giorno mia madre si ammalò e in un momento la vita come fosse uno schiaffo forte mi fece capire che i genitori non sono esseri soprannaturali.

Il giorno che la mamma se ne andò, io che ero lì da solo con lei, guardandola spegnersi, pensai che non avrei mai potuto ricacciare indietro quel dolore.
Mi ubriacai fino a stordirmi pensando erroneamente che l’alcol mi avrebbe aiutato.
Quella notte mi addormentai sperando che il mio super potere avrebbe cancellato quel dolore orrendo.
Ma servirono molte notti per cancellare quella disperazione…

E finalmente una mattina aprendo gli occhi,
per un momento,
un solo terribile momento, cercai con la mente tra i rumori, nella casa, pensando dove fosse mia madre e cosa stesse facendo…
Per una manciata di secondi, con orrore, mi resi conto di essermi “finalmente” dimenticato della morte di mia madre…
E mia madre quella mattina morì di nuovo, una nuova morte dentro di me, mentre il dolore era tornato a crescere più grande e più forte di prima.

Da quel giorno, lei, continuò a morire dentro me, ogni mattina, al mio risveglio, ancora una volta e ancora e ancora…

Il dolore divenne così forte che una sera decisi di provare a dimenticare di saper dimenticare…
Mi addormentai ancora una volta
e quella notte,
persi il mio super potere.

Oggi la mia testa dimentica cose a caso, piccole cose,
una password, un pacco di zucchero, un compleanno…

Ma va bene così.