Dietro ai sacchetti di sabbia, accovacciati, mentre ai colpi si alternavano grida,
comandi brevi incalzanti…
“Non li fate avanzare, coprite l’angolo Est”
“Forza!!!”

Il Comandante del manipolo si era fermato a ricaricare il suo fedele AEK-971,
diede uno sguardo veloce ai ragazzi dietro a quel muretto improvvisato…
Quattro, erano rimasti solo in quattro, dei dieci che componevano il gruppo avanzato…
Kirill un giovane di Vladivostok,
Arkady originario di un villaggio sperduto della Siberia, Bogdan della periferia di Mosca e lui, il Capitano Maksim…

“Quanti colpi Kirill?”
“Due caricatori Capitano…”
“E voi?”
“Tre”
Rispose Bogdan
“Due”
Disse Arkady

Dopo l’attacco delle forze nemiche erano rimasti bloccati,
impossibile tornare indietro, il ponte sul fiume era saltato in aria, forse un colpo di mortaio oppure delle mine piazzate sui piloni…
Era impossibile procedere frontalmente, unica possibilità cercare riparo tra le auto e le costruzioni sul fianco destro…
Le raffiche brevi di una mitragliatrice piazzata su una bassa collinetta a circa duecento metri alla loro sinistra, interruppero i loro pensieri costringendoli a tenere la testa bassa.
“Bogdan… Tu e Kirill al mio segnale cominciate a sparare in direzione della mitragliatrice… Tu Arkady con me… Cerchiamo di girargli intorno a quei pezzi di merda”
“Si Capitano”
Risposero i tre quasi in coro…
e mentre un momentaneo irreale silenzio era sceso tra loro il Capitano sibilò:
“Oraaaa!!!”

I due scivolarono come manguste tra le automobili crivellate di proiettili parcheggiate alla loro destra e poi lungo il muro di quella che sembrava essere una fabbrica, i loro respiri affannati si confondevano con il rumore degli scarponi che strisciavano sul marciapiedi.
All’incrocio c’era un segnale stradale, uno STOP.
Il Capitano guardandolo, per un momento, si sorprese a pensare come fosse stato possibile che, con tutto quello sparare, il cartello fosse stato miracolosamente risparmiato dai colpi… Pensò a se stesso e ai ragazzi… Alcuni appena maggiorenni…
Poi fece un segnale con la mano al soldato indicandogli una breccia nel muro,
i due entrarono all’interno della fabbrica.
“Cerchiamo una posizione sopraelevata, vediamo se riusciamo a far tacere quella cazzo di mitragliatrice…”

Era una fabbrica che produceva fili di rame per telecomunicazioni, sembrava fosse stata devastata da un’esplosione, probabilmente un colpo di Bazooka aveva aperto quel grande squarcio dal quale erano entrati e da lì tutto intorno i macchinari e le ceste con i lingotti di Rame si erano sparse a ventaglio per almeno venti metri, miliardi di microscopiche palline di plastica colorata ricoprivano l’impiantito, i grandi imbuti metallici, posizionati all’apice degli estrusori, erano stati colpiti dalle schegge, che ne avevano fatto rovesciare il contenuto ed ora il pavimento della fabbrica sembrava come una grande torta ricoperta di Diavolini zuccherati.

Il Capitano scavalcò un grande tavolo da lavoro in acciaio e si diresse verso gli uffici mentre Arkady lo seguiva coprendogli le spalle.
Appena dietro l’amministrazione, trovarono le scale che portavano al piano superiore, le salirono facendo i gradini tre a tre e si trovarono in un corridoio con numerose porte, ognuna con una targhetta di ottone lucidato… Ognuna indicava un nome ed una mansione…
Entrarono nella prima porta a sinistra, “Valery Ivankov – Direttore Sezione Ordini” L’interno era tutto molto ordinato, uno schedario a sinistra due sedie di fronte alla scrivania di fronte alla finestra e a destra un basso mobiletto bar con delle bottiglie e dei bicchieri, alle pareti alcuni quadri e una grande foto della Piazza Rossa di Mosca scolorita dal tempo.
“La finestra… Presto”
Il Capitano si avvicinò girando intorno alla scrivania e si accostò con la schiena al muro mentre Arkady copiava a specchio ogni movimento schiacciandosi sull’altro lato.
Poi Maksim si sporse e con attenzione cercò di individuare la mitragliatrice nemica…
“Eccoli…”
Disse parlando sottovoce…

La visuale ora era libera e si potevano scorgere perfettamente i tre soldati nemici addetti alla mitragliatrice all’interno di una buca protetti da sacchetti di sabbia sulla piccola collinetta all’interno di quel parco giochi tra uno scivolo e le altalene.
“Abbiamo una sola possibilità…
Non possiamo aprire la finestra, rischieremmo di farci tradire dal movimento o dal riflesso del sole sul vetro, quindi io sparerò una raffica cercando di colpire quello alla mitragliatrice, quando si romperà il vetro tu lancerai una granata dentro a quella buca e li farai saltare… Ce la fai ad arrivarci al primo lancio? Perché se sbagliamo non ci saranno seconde possibilità…”
Il soldato si chiuse per una manciata di secondi in un pensiero ove ripercorreva a mente la traiettoria del lancio e la forza da imprimere all’ordigno per farlo arrivare a bersaglio con precisione.. Poi disse…
“Pronto Capitano…”
“Bene Arkady mandiamoli all’inferno quei bastardi”

Maksim si accertò di aver inserito un caricatore nuovo, prese la mira, fece uscire lentamente l’aria che aveva trattenuto fino a quel momento dai polmoni e poi con un unico click scaricò i suoi 30 colpi su quella collinetta, il vetro esplose verso l’esterno in migliaia di piccoli frammenti e mentre il mitragliere nemico veniva colpito, Arkady lanciò la granata con tutta la forza, ma, con orrore entrambi si resero conto che il lancio sarebbe stato più corto del dovuto, la granata esplose poco prima dei sacchetti di sabbia in una nuvola di terra e polvere…
e mentre il Capitano cercava di ricaricare il suo fucile d’assalto e Arkady staccava dalla cintura la seconda granata per lanciarla i due soldati rimasti avevano rapidamente caricato un vecchio bazooka RPG-7…
Il boato nell’ufficio fu incredibilmente potente e nonostante loro avessero cercato di buttarsi a terra Arkady, colpito in pieno giaceva a terra sulla parete opposta, l’esplosione gli aveva portato via le gambe e il sangue che sgorgava dalle sue arterie aperte stava rapidamente bagnando il Linoleum avana.
Maksim si alzò, era coperto dalla polvere e dai mattoni della facciata dell’edificio ma era tutto intero… Si avvicinò al giovane che stava morendo… Capì che non v’era nulla che lui potesse fare e allora aspettò tenendogli stretta la mano…

In quel preciso istante una luce fortissima avvolse il Capitano Maksim e in un momento scomparve…

si rimaterializzò al centro di una stanza completamente bianca
“E’ ferito?…”
“Ragazzi ma è stato semplicemente fantastico… Questo scudo deflettore da cintura è pazzesco… mi è esploso un colpo di bazooka praticamente sul petto e non ho sentito nemmeno il solletico”
L’addetto vestito di bianco, con l’espressione annoiata, senza commentare, con movimenti automatici che tradivano ripetitività, gli sganciò la cintura di protezione che aveva sotto la divisa, poi dalla parete prese una tabella fitta di scritte ci segnò sopra alcune cifre, poi barrò un paio di caselle e lo congedò:
“Si accomodi nel corridoio l’addetto alla prossima avventura le indicherà il percorso”
“Posso sapere quale sarà la prossima?”
“Signore…”
Disse l’addetto con l’aria scocciata:
“Lo sa che non posso darle nessuna notizia”
“Si, si… Era così tanto per dire”

Appena nel corridoio un altro addetto lo chiamò
“lei è Drobodfork Anjak di Pandora?”
“Si sono io…”
“Venga da questa parte…”
Entrarono in un altra stanza bianca molto simile a quella precedente, il lucertolone vestito di bianco prese un foglio e lesse meccanicamente…
“Allora Drobodfork Anjak di Pangea”
“No mi scusi… E’ Pandora…”
“Cosa?”
“Il pianeta dico… Vengo da Pandora”
Lo squamoso fece sibilare, con dissenso, la sua lingua, saggiando l’aria e poi disse
“E’ uguale sono solo informazioni di routine”
Poi lo spinse appena sotto al macchinario di teletrasporto e continuò a leggere…
“Dunque vediamo… Lei verrà teletrasportato su un pianeta e bla bla bla… Si impegna a non svelare la sua vera identità bla bla bla, durata complessiva due giorni di rotazione bla bla bla… Non è prevista nessuna estrazione d’emergenza e bla bla bla … E poi il solito… Noi non ci assumiamo nessuna responsabilità… Deve firmare qui dove c’è scritto <<Il fruitore>>… Poi anche qui e qui… Grazie”
Poi con voce distaccata aggiunse
“Si sta divertendo?”
“E’ fantastico, non avevo mai provato la <<Vacanza dell’orrore vero in giro per i pianeti>> è incredibile, la consiglierò a tutti”
“Sono <<Vacanze vere dell’orrore>> …”
“Cosa?”
“La dicitura ufficiale è <<Vacanze vere dell’orrore>> … Ma non fa niente…
Quindi è la prima volta….”
Disse l’addetto senza tradire emozioni, mentre controllava un’ultima volta che gli strumenti sulla parete fossero pronti per il viaggio e poi aggiunse…
“Si ricordi di dare un feedback positivo ai servizi di assistenza ai viaggiatori… Io sono Tranok del servizio teletrasporto… Si ricordi… “
Quindi si cimentò in un sorriso molto tirato, anche troppo e schiacciò un grande pulsante rosso sul quadro comandi,
la macchina al centro della stanza sbuffò lanciò un paio di laceranti colpi di sirena e Drobodfork Anjak di Pandora scomparve in uno sbuffo di vapore…

Tranok del servizio teletrasporto a quel punto, visibilmente annoiato si lasciò cadere sulla sedia di fronte al quadro comandi, mentre dalla porta proprio in quel momento entrava Sagrah dell’ufficio oggetti smarriti, la loro era una storia impossibile… Specialmente all’interno di una azienda come quella delle <<Vacanze vere dell’orrore>> centinaia di migliaia di viaggi giornalieri in tutta la galassia, mai un momento di pausa, mai un momento di tranquillità…

“Cosa fai qui lo sai che è pericoloso?”
Disse lui
“Si ma dovevo vederti”
I due si abbracciarono e si baciarono intensamente…
“Lo sai che se ci scoprono rischiamo il licenziamento?”
“Si ma ho chiesto una pausa per le uova”
“Per cosa?”
“Per le uova… Si, volevo dirtelo già ieri… Diventerai padre!!!”
Tranok non seppe trattenere la commozione… Mentre Sagrah con la coda dell’occhio vide, appesa alla parete, la cintura…
“Amore ma non stai lavorando?”
“Certo che si… Ho appena spedito uno”
“E quella?…”
Disse lei indicandogli la cintura con lo scudo deflettore rimasta sul gancio..
“Oh porco Grallak esclamò Tranok…”
Lei lo guardò fingendo uno sguardo di rimprovero… E poi chiese:
“Dove lo hai mandato?”
“Non lo so … aspetta che guardo”
e dicendolo prese la cartellina e lesse…
“Pianeta Vendor… Apocalysse Zombie… Vabbé dai, è tranquilla anche senza scudo di protezione…”

I due rimasero per un momento fermi immobili guardandosi negli occhi… poi all’unisono esclamarono…
“Eeeeeeeeeeeeeeehhhh!!!”
Poi scoppiarono a ridere e si abbracciarono forte forte mentre lui continuava a ripetere instancabilmente…
“Papà… Diventerò Papà… Non ci posso credere… Diventerò Papà” .