“Raccontamelo un’altra volta”
“Cosa?”
“Il tuo sogno”
“Fango
decisamente
fango, lo vedo,
tra le mani e sul viso
fango
che non si scioglie,
fango posato su ogni cosa
sfumature di caldo tiepido,
si nutre della gente intervenuta a sperare”.

“Sporco,
inutile,
che macchia l’anima”
Definisci la sensazione”
“E’ come un contorno scuro ai pensieri di ieri”

Mi alzo da terra,
dalle mani sulle ginocchia poi la punta dei piedi
con le scarpe da camera
la vestaglia da passeggio
giallo ocra
decisa a mente
mentre un’ ambiguità emozionale
giallo ocra si posa

mi alzo da terra
pensieri a tre Tera
volano a 10 yottabyte
riempiendo i miei archivi cerebrali

“Definisci la sensazione… spiegami il fango del tuo sogno”
“… Contorno interdipendente di scambio che lascia la cornice e si adegua, torna al centro come un mucchio di storni e…”
“… Attento… Si dice Stormo non mucchio”
“Stormo di storni?”
“Si”
“… Come uno stormo di storni… Ognuno cercando il centro di tranquillità assoluta e si nutre degli uomini”
“Questa è la tua definizione di Fango?”
“Si”
“E gli Storni a che titolo intervengono?”
“… Pensavo si capisse”
“No… Dimmelo per favore”
“Sono sporchi…”
“… Di Fango?”
“Si, dentro”
“Puoi prendermene uno?”
“Devo sporgermi… Posso sporgermi?”
“Si puoi farlo”

Si ritrasse subito dopo averne raccolto uno, tra le mani stringeva uno storno morente.

“Eccolo”
“Dove lo vedi il fango?”
“Dentro, dentro è pieno di fango”

Fece forza sull’addome del piccolo storno con i due pollici e mentre lo apriva cominciò a fuoriuscire un rivolo di fango, cremoso… Si aspettava del sangue misto ad interiora ed invece ne colava fango…
Si ritrasse quasi subito, quasi sorpreso… Spaventato.

“Come facevi a saperlo?”
“Lo avverto… Lo avverto da giorni… Da subito dopo le esplosioni… E’ cambiato tutto, ora gli animali sono pieni di fango… Lo trasportano.
Questo è la storia che cambia, per ognuno di noi…”
“Pensi sia la fine?”
“Penso di si… Quanti giorni sono passati?”
“Non lo so, gli orologi sono inutili da parecchio, non so se qualcuno abbia tenuto il conto di quante volte il sole sia tramontato”
“Un amico del lavoro aveva al polso un vecchio Longines a carica manuale…”
“E cosa gli è successo?”
“Penso sia stato soffocato dal fango”
“Durante il primo avvenimento?”
“Si, dopo la prima pioggia”
“Sai, quella morte strana… L’hai mai vista?”
“Si, l’ho vista, avevo una sorella a Minsk vivevamo lì da Marzo di quest’anno, ci eravamo trasferiti dalle campagne in uno di quei palazzoni alveare in periferia… Pensavamo di essere al sicuro”
“Il fango?”
“Si una mattina ha aperto la finestra e una goccia di fango l’ha colpita sul dorso di una mano, avrei dovuto tagliargliela immediatamente, prima che il fango si espandesse, l’infettasse, corrompendo i tessuti fin dentro l’anima, ma non sono riuscito… E sono rimasto a guardarla mentre il fango le ricopriva tutto il corpo e le entrava nel naso e nella bocca riempiendole la trachea, i polmoni, lo stomaco…”
“Terribile”
“Ricordo ancora i suoi occhi fissi nel vuoto, terrorizzati mentre si contorceva cercando di allontanare da se quella massa informe che via via la inglobava, l’ho guardata mentre se ne andava…
E poi sono fuggito… Ho camminato da solo, per giorni, coprendomi la pelle con la pellicola per alimenti, lasciando aperti solo due fori per le narici… Ma ho visto il fango aumentare, salire, senza sosta… Allora ho scelto di andare prima sulle colline e poi sulle montagne “
“Si è stata la strada che abbiamo percorso in tanti”
“Ed ora?”
“Non lo so”

Seguivamo chiacchierando seduti su un picco di roccia a circa quattromila metri, mentre, sotto di noi circa cento metri più in basso, il fango marrone scuro rumoreggiava, saliva, si arrampicava, si muoveva, ondeggiante, seguendo il profilo delle pietre, delle piante, degli avvallamenti dei promontori, rallentando a momenti quasi immobile, poi ricominciava a muoversi ribollendo, sembrava animato da un’entità desiderosa di annientare tutto ciò che di vivo ancora resisteva.

“Pensi sia la fine?”
“Penso di si”
Il tramonto all’orizzonte era bellissimo

“Guarda”
Gli disse indicando il tramonto
“è valsa la pena arrivare fin qui solo per vederlo”
“Si”
E mentre guardavano il tramonto, una goccia di fango penetrò attraverso la pellicola trasparente per alimenti toccandogli la pelle della caviglia…