“Come sta?”
“Stazionario… Senti, non lo so, la verità è che non riesco proprio a vederlo così”
“Ma come è successo?”
“Niente, stavamo parlando delle questioni ecologiche delle politiche mediorientali e ad un certo punto è esploso gridando:
<<Non capisco come è potuto succedere tutto questo, io ce l’ho messa tutta e tu mi sei testimone, non ho tralasciato nessun tentativo…>>
“Poi sempre rivolto a me ma con una evidente tristezza dipinta sul viso ha aggiunto:
<<Ma lo sai da quanto tempo sto’ combattendo questa guerra persa?…
Lo sai quanti sacrifici ho dovuto fare e quanto tempo ho investito senza nessun ritorno?… Si va bene… L’immagine… la riconoscenza, qualche soddisfazione qua e la, ma poi?… Stringendo, venendo al sodo? Niente, il nulla… Inutile guardarsi indietro, non mi rimane nulla e più li guardo e più mi sale un dolore lancinante, inaccettabile…>>
“E poi ha avuto un mancamento, l’ho visto mentre gli cedevano le ginocchia, ho cercato di afferrarlo, ma ho potuto solo accompagnarlo a terra… Ho chiamato subito il segretario particolare e con il suo aiuto lo abbiamo adagiato sul suo giaciglio”
“Ma avete chiamato qualcuno? Intendo qualcuno capace, no i soliti incompetenti”
“Guarda, da Settembre 2008 abbiamo Michael Ellis DeBakey…”
“Ma chi? Il grande cardiochirurgo?”
“Esatto, beh da quando è arrivato qua le cose sono cambiate da così a così considera che Lui dava ancora retta a Ippocrate… Però questa volta è qualcosa di differente… Non l’ho mai visto così stanco… Se non fosse che si tratta di Lui potrei dire che non ha più il desiderio di vivere…”
“Ma allora la situazione è gravissima”
“Si, mi duole ammetterlo ma non c’è luce oltre il tunnel..”
“E cosa succederà dopo?”
“Non lo so, ce lo stiamo chiedendo tutti… Non ti nascondo che fra tutti noi serpeggia una certa paura…”
Improvvisamente una figura minuta, leggermente incurvata, quasi accartocciata nei suoi anni, avvolta in una veste chiara con bordi a righe blu ha aperto la porta bianca grande, attraversando la sala a passi piccoli, veloci….
“Madre… Madre Teresa?”
“Dimmi caro”
“Come sta mio Padre?”
“Ehhh… Non posso illuderti, dobbiamo prepararci al peggio…”
“Ma io non so cosa fare…”
e Lei accennando a un sorriso mi ha risposto:
“Nessuno di noi lo sa”
Improvvisamente una voce alta dal corridoio:
<<Attenzione il figlio è desiderato nella Sua stanza, ripeto il figlio si rechi immediatamente nella Sua stanza>>
“Mi chiamano… Pietro devo andare… Mi vuole vedere”
“Vai vai… Sbrigati, la speranza è l’ultima a morire… Vai”
La porta è socchiusa, dentro la luce è come sempre difficile da gestire, forse sono l’unico qui a poterlo guardare diretto negli occhi
“Padre…”
<<Figlio mio… Mi sa che è arrivato il momento…>>
“No Padre non dire così… Cosa ne sarà di tutto questo, cosa ne sarà di tutti noi”
<<Mi dispiace… Non riesco più a governarlo… E’ diventato tutto così complicato… Forse qualche anno fa… Avrei chiuso gli occhi ingoiato amaro e proseguito anche nell’incertezza… Ma oggi… Oggi ho capito che non c’è più niente da fare… Volevo solo guardarti per un ultima volta… Volevo ringraziarti per tutta quella operazione che abbiamo messo in piedi… Ricordi l’operazione “Salvezza”..>>
“Non pensarci nemmeno Padre nessun grazie è necessario… E’ stato un onore per me aiutare… Anche se poi è finita male…”
<<Basta così, mi sento di aver fatto tutto il possibile, è arrivato il momento di andare… Addio Figlio mio…>>
La Sua luce si spense.
“Ma Padr…”
E l’universo scomparve.