Riposava da giorni
e a chi tentava di svegliarlo ripeteva come cantilena,
come fosse un mantra lungo e gutturale:
<< Ancora un po’, solo un po’, ancora un po’, solo un po’…>>

Riposava da quando stanco si era seduto a pensare alle pene della vita,
riposava da quando si era concentrato così tanto da farsi venire il vomito
e a chi tentava di ridestarlo dal suo torpore lui ripeteva:
<< Ancora un po’, solo un po’ >>

Riposava da quando una notte aveva scritto e poi ancora scritto
fino all’alba, fogli di inchiostro pieni a metà,
lasciati, alcuni, incompleti.

Riposava da quando aveva scelto di spegnere il mondo attorno
come una lampadina sfuocata dalla nebbia
che la falena tenta di abbracciare fino ad esserne presa d’intero.

“Per favore svegliati, alzati che ho un momento,
uno solo per andare al mare
alzati che il viaggio m’è peso se tu non t’alzi”

<< Ancora un po’, solo un po’ >>

Passò il tempo, passò l’acqua ed il vento
passarono minuti giorni e fortune
passò l’amore, passò l’età e il vigore
passarono parole e poi passò il silenzio
passò tutto,
tutto davanti, tutto indietro
e poi ancora e ancora
come fiume, come pioggia
come fango e come neve

Smisero allora di chiamare
fecero attenzione
piano a non far rumore

finché un giorno
al silenzio che non terminava
chiese un aiuto per sollevarsi
ma nessuno c’era
nessuno per aiutare


e così rimase,
così…
Rimase.