Cambierò legno alla porta
e il vetro alle finestre
così che tu non possa più riconoscere la nostra casa
Cambierò le mie scarpe
così che non tu non possa riconoscer l’impronte
e alla fine cambierò i sorrisi con la distratta indifferenza
ascolterò passare il rumore del tutto
quello forte
anima, fulmine d’un tuono che sveglia
che scuote
che sorprende.
Cambierò chiave d’ogni serratura
elidendo l’aria dal tuo riflesso.
Dalle immagini,
ricordo d’occhi come otturatori
toglierò ‘gn’istante.
Cambierò numeri e pagine
svuotandole di contenuti
inaridendo ciò che rigogliva.
Ascolterò cadere la neve
dal silenzio scaturito,
l’ansia, il tremito nascente
da un abbaglio finito
e se una lacrima cadrà
mentre vado raccogliendo
Cose nostre
con gl’occhi fermi al pavimento
perdono mi chiederò
d’un recente addio.
Al fin toglie l’onda dico…
La risacca…
Ma poi il mare torna.