Guardo in mezzo alla stanza
una cassetta di filati
seduta a gambe incrociate sul tappeto,
in mano un tubetto rosso,
leggo distratta
Cucirini Cantoni Coats.
Aperta su due livelli, all’interno un mondo…
I rocchetti sono ammonticchiati uno sull’altro,
i fili d’ogni sfumatura sono srotolati attorno e giacciono intrecciati tra loro.
Quanto tempo senza usare,
sei stata ferma immobile nella culla dello stare.
Quanti colori,
blu, nero, giallo, arancio e poi gli automatici e i bottoni,
quanti bottoni…
Ogni contenitore è buono per quelli
e li trovo d’osso di plastica e di madreperla
nella scatola di latta delle pastiglie Valda.
Gli aghi sono avvolti in carta d’alluminio dei biscotti Nipiol
quello grande per la lana scivola subito fuori
e poco più in la ecco tre ditali, due dorati e uno color argento,
una scatolina di gancetti per reggiseno, delle cerniere lampo,
una boccetta di smalto neutro usato per riparar le smagliate,
poi un uovo, di legno, per rammendar calze e calzette…
E alla fine ecco gli spilli, colorati, appuntiti,
sparsi sul fondo della cassettina assieme alle stecchette per i colletti delle camice
e alcuni bottoni dorati,
dimenticati,
d’una divisa…
Lascio tutto com’è e la chiudo lentamente…
Sospiro…
In mano ho trattenuto solo una foto antica, vecchia ingiallita,
con quella divisa dai bottoni dorati,
com’era bello lui,
bello e sorridente.