Dai diari del Fabbro di Arendyll
Da quando faccio il Fabbro qui nella città di Arendyll ho visto passare mille persone, tante che se ne scrivessi la vita su carta pergamena non basterebbe quella di tutte le biblioteche di Elvenar.
Se potessi scrivere di tutto ciò che ho visto di tutto quello che mi è capitato, ne morirei antico provandoci.
Questa dei fabbri di Arendyll era la Bottega di mio padre e ancor prima del padre di mio padre, qui è dove ho iniziato portando secchi e secchi d’acqua di fiume, talmente tanti che le spalle dolgon ancora per la fatica, qui è dove ho imparato a ravvivare il fuoco di carbone a dar di braccio al mantice, a impugnare la pinza per tener ben ferme l’armi e infine a batter sull’incudine con mazza e martello.
Quando mio padre si ammalò due cicli di lune or sono, capii che era giunto il momento di mettermi di buona lena in Bottega, senza guardare intorno senza distrazioni, perché era giunto il momento del suo trapasso e dopo i pianti e la disperazione, mi gettai anima e cuore su quelle spade su quelle asce.
Vi dirò in grande sincerità che la nostra famiglia, la famiglia manax, è sempre stata insieme alla guerra, l’ha sfiorata, l’ha vissuta e persa, combattuta e vinta, mia sorella Fresia venne presa ed istruita dalle Banshee di Wyniandor quando aveva solo dodici anni, il mio fratello piccolo Hugo è qui con me a portar secchi, ed è qui che gli insegnerò ad esser degno del nome che porta e poi c’è mio fratello…
Maximilian Hugh Alfred manax si proprio lui il famoso Sergente del 67° Plotone Cerberi, dato per disperso in guerra, che riapparve improvvisamente come mittente di una straziante lettera indirizzata al suo Comandante Domino Harvey e a KKK3 Regina di Florealya.
Si lo so lui è ben più famoso di me, e non vi nascondo che spesso mi fermano per chiedermi sue notizie, lungo i viali che costeggiano i laboratori o presso le manifatture dove con cadenza settimanale vado a comprare una parte di quell’acciaio che poi uso per le mie splendide creazioni.
Voi pensate che se ne avessi, di notizie, non lo direi?
Voi pensate che se anche solo una chiacchiera fosse giunta alle mie orecchie non avrei contattato immediatamente la sua dolce Ana per gridare insieme di felicità?
La poverina da tempo si è chiusa in eremitaggio nella casa sul lago Trab, forse per rivivere all’infinito quei ricordi con i quali spesso ci intratteneva durante le lunghe sere d’estate…
Io invece sono sempre rimasto qui, lavorando senza sosta, aspettando di vederlo un giorno affacciarsi all’ingresso della bottega con quel suo tipico andamento leggermente dondolante, con il mento in su, con lo sguardo fiero e l’espressione scanzonata di quando ancora ragazzini correvamo fino alla fattoria del Nano Barbascura per tirare sassi al recinto dei cerberi e poi scappavamo con quello che ci gridava dietro terribili maledizioni in lingua nanica e mentre, nel tentativo di inseguirci spesso, piombava rovinosamente a terra, ricordo le risate e poi ricordo i pianti, quando una volta a casa nostro padre, avvisato dal Nano, premiava la nostra marachella con una doppia razione di scapaccioni.
Ne sono passati di anni, io diventato il primo fabbro di Arendyll e della casa reale, mia sorella una Banshee, mio fratello un grande guerriero…
Chissà dov’è ora, no, non posso credere che non ce l’abbia fatta, voglio continuare a pensare che sia vivo e continuare a sperare di vederlo affacciarsi un giorno all’ingresso della Bottega, col suo andare dondolante, il mento in su e lo sguardo fiero.