“Come devo fare mamma?”
“Devi fare così… Devi mettere il pollice e l’indice insieme, con il dorso della mano rivolto verso l’alto e le altre dita aperte come dei raggi… Ed ecco fatto …”
“Che cos’è questo?”
“Questo è un cervo”
La luce della candela tremava squarciando l’oscurità, mentre l’ombra del cervo si muoveva correndo sul muro tra un divano e le cornici dei quadri troppo antichi e polverosi.

L’ombra di un secondo cervo più piccolo apparve sulla parete…
“Brava … Così”
Per un istante sembrò rincorrere quello grande, poi le due scoppiarono a ridere e i cervi scomparvero.
Fuori aveva smesso di nevicare, tutta la Brughiera ne era coperta…
La piccola casa di legno con il portico stava lì tra la neve, nel buio.
Piccoli numeri azzurri dell’orologio digitale del forno indicavano le 21.13, mentre la vecchia pendola appesa al muro, portava qualche accettabile minuto di ritardo.
Le due se ne stavano lì, sedute, al buio, sul tappeto ingiallito del salotto, con i visi sorridenti illuminati dalla fiamma della candela che rapida si stava consumando…

“Mamma?”
“Dimmi amore”
“Mi fai la neve?”
“La neve non è facile…”
“Daiii, daiii… Ti prego, ti prego, ti prego…”
“Va bene”

Fece un respiro profondo e poi piegando la testa indietro soffiò abbastanza forte in alto e una nuvoletta di vapore chiara si formò proprio lì, sopra la testa della bambina…
Poi, con le mani, cominciò a fare piccoli gesti piegando, ruotando e distendendo le dita, mentre con la voce sussurrava alla nuvoletta di nevicare…
E dalla nuvoletta apparvero i primi fiocchi di neve che si posarono lenti sui capelli neri della bimba…
La piccola che se ne stava seduta a gambe incrociate cominciò a ridere in maniera incontrollabile, agitando vorticosamente le braccia, cercando di spingere i fiocchi di neve lontano dalla sua testa, fu così che scivolò all’indietro andando a colpire un tavolino basso a tre zampe, dal quale cadde un vaso brutto che ospitava dei fiori rinsecchiti, che si ruppe in mille pezzi.

“Mi dispiace mamma”
Disse la bimba rattristandosi.
“Non devi dispiacerti, quest’oggetto inutile veniva usato per ferire la Brughiera… Vedi?”
La madre le indicò i pezzi sparsi sul pavimento di legno, poi raccolse un fiore secco e mentre lo teneva nella mano le disse:
“Serviva a contenere dei fiori recisi, fiori strappati e condannati a morte, perché… Non c’è umanità negli umani… Nessun rispetto…”
Ma d’improvviso si interruppe…

Da lontano si udì il rombo di un motore diesel, quello di un vecchio furgone con le sospensioni cigolanti, aveva appena imboccato il lungo sentiero che portava a quella piccola casetta nella brughiera e nonostante a tratti arrancasse, a causa della neve alta, il suo unico faro funzionante oramai illuminava la sedia a dondolo nell’angolo a destra del portico.
La madre le fece cenno di fare silenzio, la prese per la mano ed entrambe si nascosero dietro al divano.

Il motore diesel si spense insieme all’unico faro e lo sportello del lato guida si aprì…
Uno stivale molto usato tocco il suolo immergendosi nella neve e l’uomo che emerse dall’abitacolo fumoso si trascinò fuori, insieme al secondo stivale, tenendo nella mano sinistra una bottiglia di Jim Beam vuota per metà,
sputò via il mezzo sigaro spento che aveva tenuto stretto tra i denti e…
Per un momento fu costretto ad aggrapparsi al volante mentre cercava di mantenere un equilibrio abbastanza decente da permettergli di percorrere la distanza che mancava dal furgone alla porta d’ingresso…

“Mamma ho paura”
Disse la bimba in un sibilo, tremava nonostante ci fosse la madre li con lei a rincuorarla.
“Non ti preoccupare finché ci sarò qua io nessuno potrà mai farti del male”

L’uomo decisamente ubriaco, spalancò la porta e quel rumore di legno e vetro esplose forte all’interno del piccolo salottino rimasto silenzioso fino a quel momento.
Una lampadina con un “click” si accese illuminando la stanza, lì dove una volta c’era un lampadario in ferro battuto, ora rimaneva solo quella lampadina e un gancio aperto per metà, infilato nel soffitto…
L’uomo estrasse una pistola dai pantaloni, una di quelle a tamburo nera minacciosa e barcollando cominciò ad urlare biascicando:

“Dove siete? Venite fuori… Lo so che siete qui… Posso sentire la vostra presenza”
Da dietro al divano emerse una figura chiara, con i capelli neri lunghi posati sulle spalle ed ornati da una ghirlanda di fiori di Lavanda, la veste chiara che indossava era stretta in vita da una cinta formata da erica, callune, aubrezie, pulsatille, gerani, viole del pensiero e i suoi piedi nudi non toccavano il pavimento, perché delle ali le permettevano di librarsi in aria…

“Cercavi me?”
Disse con voce ferma la Fata della Brughiera
“Oppure cercavi mia sorella?”

“Cosa sei?!?”
Le gridò l’uomo che nel frattempo, solo nel vederla comparire da dietro al divano, aveva smaltito metà dell’alcol ingerito.
“Io non mi ricordo ne di te ne di tua sorella”
“Strano…”
Disse la Fata
“Pensavo ti ricordassi di quando le hai sparato tre giorni fa trapassandole il cuore… Errore mio allora”
“Quella bastarda volante era tua sorella? Quella che ha fatto fuggire il mio cervo aprendo la mia tagliola, era tua sorella?”
“Si ma ora è morta e sei stato tu ad ucciderlaE ti informo che di tuo, qui nella Brughiera, non c’è proprio un bel niente”
“E invece si, questa…”
E lo disse agitando in tondo la bottiglia che teneva nella mano sinistra…
“Questa è casa mia, tu sei entrata senza permesso… Ed io adesso ti farò fare la stessa fine di tua sorella”
e così dicendo l’uomo cominciò a sparare cercando di colpirla, ma la Fata schivò agevolmente i proiettili di quell’uomo ubriaco…

La Fata della Brughiera allora iniziò cantando una canzone, muovendo le mani come in una danza e una corda, fatta con i fili d’erba della brughiera sapientemente intrecciati tra loro, comparve dal nulla, attorcigliandosi al collo dell’uomo sempre più stretta…
Cadde la bottiglia di Jim Beam, poi cadde la pistola dalla canna fumante, la corda lo sollevò andandosi a fissare al gancio del soffitto, quello senza lampadario e l’uomo paonazzo in volto cominciò a dibattersi scalciando l’aria con i piedi e cercando di togliersi con le mani quella cosa dal collo, ma più fili d’erba strappava, più ne ricrescevano…

La fata allora volò verso di lui e fissandolo mentre il suo sguardo si spegneva gli disse:
“Noi siamo Fate della Brughiera, eravamo qui prima di voi, siamo qui adesso e ci saremo ancora quando voi sarete andati via tutti”

Poi attese che l’uomo esalasse l’ultimo respiro e tornò al divano dove la figlia era rimasta nascosta tutto il tempo…
“E’ finita?”
Chiese la bimba
“Si amore adesso possiamo tornare a casa”
“Mamma?”
“Si?”
“Me la fai la neve?”


“Scriva Sergente… Suicidio”
“E’ sicuro Capitano?”
“Ma certo si tratta evidentemente di suicidio”
“Ma come è possibile che abbia intrecciato tutti questi fili d’erba?”
“Ci sono persone che fanno cose strane Sergente… Specialmente qui nella Brughiera”