Registrazione 14.6
Anno ventisette

La casa è rimasta uguale per anni
agli amici
al vento
a quello che desideravo dire

la porta come non ci fosse
aperta o socchiusa
con le chiavi infilate
dimenticata

Per le scale rumore di passi
e di ringhiera smossa
di grida e risate
di voci parlate

Bambini che si inseguono
che giocano
che corrono
a volte inciampando

In fondo son scale,
che qualcuno prende
sale, oppure scende
veloce o lentamente

con le buste della spesa
con un frigo
una lampada da salotto
con un pacco importante

“Lo sa Signora chi me lo manda?”
“Non lo so, me lo dica”
“E’ mio figlio che sta lontano,
cittadino del mondo, perché ha studiato”

E una volta nel salotto guardo intorno
come fosse un anello con brillante
ma nel pacco c’è solo un po’ di sabbia
in un sacchetto trasparente

Lo apro, tolgo il nodo e poi col naso come un fiore, provo a guardare nell’odore un immagine un pensiero.
E con il mare viene a mente, quella spiaggia dove, agli anni, ha preso con le mani quella sabbia.
La tocco e scivola tra le mani.
E’ la sabbia di quando vivevamo proprio qui vicino al mare.
Di quando le città basse non erano ancora state sommerse.

“Permesso…”
“Prego Signora venga venga pure….”
“Cosa le ha mandato suo figlio per il compleanno?”
“Guardi lei, non è meravigliosa”
Tenendola nel palmo della mano le feci un sorriso
“… Sabbia?”
“Si è bellissima…. Sente come scorre tra le dita?”
E gliela porsi guardandola, mentre con gli occhi sgranati giocherellava con quei pochi grani”
“Ma è calda?”
Mi chiese.
“No è una sensazione, un ricordo… E’ quel calore che a noi ci sembra di avvertire nella sabbia… Quello che i nostri figli non hanno mai sentito”
“Vero… Quelle spiagge bianche lunghissime e le giornate estive che lasciavano piano piano spazio all’autunno”

E mentre parliamo di queste storie antiche
mi prendo un momento per guardare fuori dal 68esimo piano, il mare quasi immobile oramai arriva quasi al bordo della mia finestra.
Fino alle case gialle sulle palafitte, vedo il traffico brulicante di barche e barchini, mio figlio la chiama “La Venezia di ovunque”
ognuno con mille cose accatastate, ognuno vendendo l’impossibile…
Forse dovrei lasciare che…

La registrazione si interruppe…

“Cosa è successo?”
“Niente, si è interrotto… Troppo rovinato… I DVD-R sono antichi supporti che gli abitanti di questo pianeta usavano circa 35 rotazioni complete della loro galassia or sono e questo è ridotto molto male, come molti di essi… Ogni tanto ne troviamo qualcuno che galleggia all’interno di boe gonfiabili, come se li avessero voluti preservare in qualche modo per le generazioni future… Ma poi si sono estinti tutti.
Ogni tanto ne guardo qualcuno… Così per curiosità.
Ora però, finiamo di caricare Acqua di mare e andiamo via che questo posto mi mette l’ansia”
“Quanti erano?”
“Secondo alcune stime approssimative si dice fossero circa dieci miliardi”
“Ma cosa è successo?”
“Hanno scoperto l’uso di energie pulite quando oramai era troppo tardi e il pianeta è morto senza lasciare scampo a nessuno”