Pioveva leggermente quel giorno, quella pioggia che sai che c’è, solo quando ti trovi ad asciugarti il viso con le mani,
prima non l’avevi notata perché pensavi fosse solo umidità…
La Signora Gertrud, stava camminando al centro di quell’area pedonale affollata da migliaia di altre persone.
Camminava trascinando dietro di se il suo carrellino per la spesa, quello con le due rotelle di gomma, il tessuto impermeabile, con il manico estraibile e camminava fumando senza fretta una Vogue, tenendola tra medio e anulare della mano sinistra…
In quella via, piena di negozi e negozietti più o meno grandi, con le insegne di tutte le dimensioni e di tutti i colori, che, anche a causa della recessione nella quale era piombata tutta la nazione, era abituata a veder nascere e morire…
Attività all’apparenza economicamente stabili, ma che nel giro di pochi mesi si rivelavano tremendamente fallimentari…
E così negozi di abbigliamento, bar, ristoranti, mercerie… Andavano e venivano… Aprivano e chiudevano in una lenta e triste danza senza fine…
Il tempo era stato buono con lei, e nonostante qualche doloretto qua e la, con i suoi 92 anni appena compiuti, sembrava la pubblicità di un elisir di lunga vita.
“Buongiorno Signora Gertrud…”
“Buongiorno a lei”
Anche i volti delle persone più o meno conosciute, che incrociava durante quel suo lento andare mattutino, si susseguivano uno dopo l’altro…
“Salve signora Margot mi saluti tanto suo marito e suo figlio… Come stà? E’ ancora all’estero?”
Lei invece no, Gertrud non si era mai sposata e non aveva avuto figli…
A volte si guardava nello specchio spiando nel suo riflesso, scrutando in quei tratti marcati sulla fronte, sulla pelle delle guance, pensando a quegli anni volati via così in fretta e se ne domandava il perché…
Ma poi subito tornava con i pensieri alle cose di tutti i giorni… La spesa, il suo gatto, uno splendido certosino di sette anni e alle pulizie domestiche.
Come molti di quelli che ricordano di aver avuto un gatto e di averci parlato almeno una volta, anche Gertrud lo faceva.
Da subito, aveva preso ad intrattenere discorsi più o meno importanti con lui, e il felino da parte sua, anche se non sembrava essere molto interessato al contenuto di quei discorsi, nemmeno pareva disinteressarsene completamente.
Quel giorno in particolare, di ritorno dalla spesa, e dopo aver finito di sistemare anche l’ultimo pacchetto di caffè nella dispensa in ciliegio, si accorse che, il gatto era salito sul tavolo della cucina e la fissava…
Forse era solo un’impressione, ma sembrava proprio la fissasse…
“Dimmi allora, visto che mi fissi così… Forza dimmi… Cosa c’è che non va? … Allora?…”
“Mi serve il tuo aiuto”
Gertrud si sentì mancare… Si guardò intorno terrorizzata pensando che un malintenzionato si fosse introdotto di nascosto in casa, proprio mentre richiudeva la porta d’ingresso… Ma per quanto guardasse intorno non vedeva nessuno… Aveva preso un coltello dal cassetto e girava gli occhi come se volesse guardare contemporaneamente in ogni luogo della casa….
“Dove sei?!”
Gridò allora Gertrud atterrita…
“Ho un coltello e non ho paura di usarlo… Vieni fuori”
E mentre lo diceva agitava il coltello muovendolo vorticosamente… e nel farlo girava stanza per stanza cercando in ogni angolo anche se, la casa in fin dei conti, non era così grande, un ingresso che dava sul saloncino, la cucina, la stanza da letto ed un bagno…
Guardò anche sotto al letto e nell’armadio, ma niente, non c’era proprio nessuno…
Il cuore che batteva all’impazzata le accorciava il respiro, allora si passò il coltello nella mano sinistra e bevve un bicchiere d’acqua preso dal rubinetto della cucina per cercare di calmarsi un po’… Tremava…
“Sono qui… Non aver paura… MI serve solo il tuo aiuto”
Questa volta la voce proveniva esattamente da un punto a metà stanza proprio alle sue spalle… Si girò di scatto agitando il coltello, convinta di trovare l’intruso, ma vide solo il gatto seduto al centro del tavolo che la fissava…
Unici rumori, nel silenzio quasi assoluto, il ronzio del frigo e il ron…Ron… Ron…Ron…Ron… Delle fusa, dall’interno del suo gatto.
“Non ti spaventare per favore, sono qui… Nel gatto…“
“Ma come è possibile… Sto forse diventando matta?… In fondo è abbastanza plausibile… Ho 92 anni la solitudine non aiuta… E adesso ho le traveggole, sento le voci… O mamma mia chissà quanto grave sarà questa malattia…”
Aveva istintivamente puntato il coltello verso il gatto, anche se, il certosino grigio, non sembrava essere un nemico così pericoloso da meritare tale attenzione….
“Credimi è difficile anche per me, ma contattarti così è l’unico modo, perché ho veramente bisogno del tuo aiuto”
Il coltello le cadde dalle mani e quando toccò le maioliche del pavimento la lama rimbalzando fece un rumore di metallo talmente fastidioso che, se fosse stato un sogno, Gertrud si sarebbe sicuramente svegliata…
Di malavoglia, ma convinta che in quel momento fosse l’opzione meno folle, si convinse a parlare con il gatto e questa volta lo fece con un tono, differente dal solito discorsetto senza risposta che, frequentemente, propinava al suo felino…
Perché questa volta era convinta che il certosino le avrebbe risposto…
“Chi sei?”
Chiese… Cercando di far sembrare credibile a se stessa quella domanda che però le risuonava nella testa, come una pallina da ping-pong lanciata nel vuoto cosmico.
Poi si accese una sigaretta cercando di rimanere calma…
“Non ho molto tempo per spiegarti ma tu fidati di me…
Dovremo fare alcune cose per evitare che ne accadano delle altre”
“Dovremo? ”
Chiese Gertrud
“Si dovremo, io e te… Perché tu dovrai aiutarmi”
C’è da dire che il gatto non muoveva la bocca, la voce veniva dal suo interno e arrivava diretta nella testa di Gertrud come se vi fosse stata sparata dentro.
“Ora però è tardi e dobbiamo andare… Credimi per favore è importante”
“Ma come ti porto con me? “
“tu vai avanti e io ti seguirò dandoti di volta in volta tutte le istruzioni”
Gertrud rimase un momento perplessa chiusa nei suoi pensieri e poi disse:
“Ho il trasportino del gatto ti metterò lì”
“Non se ne parla proprio” Disse la voce
“Io nel trasportino non ci entro per nessun motivo”
“Fuori e pieno di cani senza guinzaglio di macchine e altri pericoli e non voglio che succeda nulla al <<mio>> gatto”
“Se vuoi che ti aiuti allora dovrai entrare nel trasportino… Fine della discussione”
Dopo una breve pausa la voce acconsentì.
“Alle persone la fuori, sembrerà strano sentir parlare un gatto, non credi?”
Chiese Gertrud.
“Non preoccuparti di questo… La nostra è una comunicazione che avviene a livello mentale, quindi la mia voce puoi sentirla solo tu”
Gertrud fece accomodare il gatto nel trasportino, poi prese le chiavi e uscì di casa.
In strada, anche se l’orologio del campanile della chiesa segnava le 12:53 c’era ancora parecchia gente indaffarata.
“Cosa devo fare?”
Chiese Gertrud, cercando di dissimulare le sue parole, facendo finta di parlare al telefono con un interlocutore immaginario…
“Vai dritta fino al negozio di giocattoli, quello con l’insegna tutta colorata entra e compra una bambola”
“Che tipo di bambola?”
“Una qualsiasi”
“Salve…”
“Buongiorno Signora” Rispose il commesso e aggiunse subito….
“Mi dispiace ma sto chiudendo…”
“Inventati qualcosa digli che è una questione di vita o di morte”
“Mi scusi volevo solo una bambola per la mia nipotina, le prometto di non portarle via troppo tempo”
“Ma veramente…”
“La prego la devo vedere dopo pranzo… Oggi è il suo compleanno… Non mi mandi via senza averle preso qualcosa…”
“D’accordo signora, ma facciamo presto che sono in ritardo e la mia fidanzata non sarebbe contenta se la facessi aspettare”
“Ci sbrighiamo subito… Prendo… Quella bambola lì…”
Disse Gertrud indicando sullo scaffale alle spalle del commesso una bambola di pezza con i capelli neri ed un vestitino a righine blu e bianche
Gertrud pagò ed uscì
“Ed ora?”
“Ora… Lo vedi il Clown giocoliere che sta lanciando in aria i birilli?“
“Si”
“Sta per andare via… Dovrai convincerlo a rimanere altri 15 minuti proprio lì all’incrocio vicino al semaforo pedonale, dove le persone si fermano ad aspettare di poter attraversare”
Gertrud si diresse alla volta del giocoliere che faceva vorticare ben cinque birilli in aria e con cortesia gli chiese di restare qualche altro minuto in più poiché di li a poco sarebbe passata la sua nipotina che avrebbe gioito di quello spettacolo…
“Certo signora… con piacere”
Le rispose il giocoliere
“Ora devi entrare in quel negozio di abbigliamento poco più avanti e prendere l’ultima felpa rosa con il cappuccio misura XS da bambina, accertati che sia quella senza cerniera… E qualsiasi cosa succeda non darla a nessuno”
Gertrud entrò, si diresse allo scaffale delle felpe, passò davanti ad una coppia che si guardava intorno e prese la felpa dal ripiano centrale, una felpa rosa XS con il cappuccio e senza cerniera…
La coppia di persona era formata da una signora giovane e da una bambina di circa sei/sette anni che teneva ben stretta la sua mano.
“Signora mi scusi…”
Gertrud si sentì chiamare proprio mentre andava verso la cassa…
“Mi scusi… Quella è l’ultima felpa rimasta di quel colore, modello e di quella misura… Mia figlia la desidera tanto, non potrebbe essere così gentile da lasciare che la prenda io?”
“Convinci la bambina a prendere quella con la cerniera…”
Disse il gatto.
Gertrud allora si fermò si guardò intorno prese dallo scaffale una felpa quasi uguale… Unica differenza la cerniera che si apriva sul davanti e disse alla bambina…
“Per favore, prendi questa… Per me l’altra è molto importante…”
Poi facendole vedere la bambola che teneva nella mano le disse…
“Se prenderai la felpa con la cerniera invece di questa, ti regalerò la bambola. Allora cosa ne pensi? Mi sembra un buon affare”
E così dicendo sorrise alla madre che le ricambiò il sorriso.
La bimba si infilò subito la felpa con la cerniera e si strinse al petto la bambola nuova…
Gertrud uscì dal negozio e il gatto a quel punto le disse…
“Ora l’ultima richiesta”
“Meno male… Cominciavo a stancarmi”
Esclamò Gertrud con un sospiro…
“Ci sono dei bambini sull’altro lato della strada che giocano con le fionde, quello con i capelli biondi è il più bravo dei tre… Sfidalo a colpire il clown giocoliere…”
“Ma questa è una brutta cosa… Non credo di volerlo fare…”
“Ti assicuro che è fondamentale e se lo farai, vedrai che saprò essertene molto riconoscente”
Gertrud sbuffò, sembrava proprio una brutta azione.
Attraversò la strada e andò a parlare con quei ragazzini vocianti che tiravano di fionda ai barattoli facendoli risuonare per tutta la via.
Li guardò per un momento e poi avvicinatasi a quello biondo, e sfoggiando un bel sorriso gli disse:
“Mi hanno detto che tu sei il più bravo di tutti con la fionda…”
“Si signora…”
“E anche che saresti in grado di colpire qualsiasi cosa da qualsiasi distanza”
“Ma certo Signora… Qualsiasi”
“Io invece ho qualche dubbio che tu sia veramente così bravo… Io dico che tu non sei capace di colpire il clown giocoliere che sta lanciando i birilli in aria sul marciapiedi opposto“
Il bambino guardò il giocoliere dall’altra parte della strada e guardò i birilli che stava maneggiando, poi sembrò scrutare l’ambiente circostante… Il vento, il fattore di umidità, la distanza… Poi prese la mira senza dire nulla… Tese l’elastico della sua fionda, nel fondello, in cuoio grezzo, aveva posizionato una biglia di vetro azzurra ed ora era quasi immobile calcolando l’angolo di ricaduta… Era tutto nella sua testa… Era il migliore…
Poi all’improvviso disse…. Come fosse la sentenza emessa dalla cassazione…
“Il birillo più in alto”
Trattenne il respiro e aprì le dita, l’elastico si contrasse e poi si distese per tutta la sua lunghezza rilasciando la biglia di vetro che come un proiettile ben calibrato attraversò la strada andando a colpire proprio il birillo che in quel momento era più in alto.
Gertrud guardò tutta la scena con molta attenzione…
Il birillo colpito cadde all’indietro trascinando con se anche gli altri birilli, uno dei quali con precisione millimetrica, andò a colpire la bambola di una bambina che stava aspettando di attraversare la strada insieme alla sua mamma, la bambola di pezza con i capelli neri ed il vestitino a righe bianche e blu, colpita in quel modo, scivolò dalle mani della bambina e rotolò in strada, la bimba d’istinto scattò in avanti per raccoglierla da terra, e per farlo scese dal marciapiede, la madre cercò di afferrarla per il cappuccio, ma la felpa rosa, che aveva la cerniera aperta, si sfilò rimanendole in mano e la piccola cadde in mezzo alla strada dove stava arrivando la macchina del commesso del negozio di giocatoli che aveva fatto tardi e che mentre guidava stava inviando un messaggio alla propria fidanzata, scusandosi con lei dell’attesa.
L’auto era oramai quasi sopra alla bambina, il commesso non l’aveva neanche vista cadere giù dal marciapiedi…
E tutto si fermò… Tutto rimase sospeso… Le auto, i birilli del giocoliere, l’espressione terrorizzata della madre che teneva per il cappuccio la felpa rosa, la bambina a terra in mezzo alla strada, gli occhi bassi del commesso che guardavano il cellulare, il bambino con la fionda…
(Bella mira… Pensò sorridendo Gertrud)
E mentre tutta la scena era rimasta “congelata” come in un fotogramma… Come in una foto scattata per caso,
Gertrud attraversò la strada, raggiunse la bimba che si trovava a terra e la spostò un poco oltre il muso della macchina, le mise in mano la bambola e raggiunse di nuovo il marciapiedi…
L’auto passò rombando mancando la piccola di un soffio, la madre urlò forte di paura, mentre i birilli del giocoliere le rimbalzavano intorno…
La piccola si alzò da terra e la madre fermò le macchine, la prese per un braccio e la tenne stretta a se… Forte, forte…
Il giocoliere si scusò…
I bambini con le fionde corsero via e il mondo tornò a spostarsi in maniera fluida, senza scossoni…
La voce proveniente da dentro il trasportino ruppe il silenzio che si era creato tra loro subito dopo il lancio della biglia…
“Donna… Dimmi… Cosa è appena successo?”
Chiese leggermente spazientito “l’abitante” del gatto…
Ora il tono di voce era cambiato, sembrava sensibilmente contrariato…
Si poteva percepire una certa rabbia… Una rabbia quasi fisica….
“Nulla che non potessi controllare mio caro demone da quattro soldi”
Rispose una voce proveniente dall’interno della Signora Gertrud.